Urla il fuoco e ingoia, urla il raspare disperato delle unghie dell’orso in fuga e i gufi e le oche dal collo rosso e le gru e lo sbattere di ali inutile e lo schiocco terribile del legno che si separa ramo a ramo, corteccia dopo corteccia e urlano i morti insepolti, corruschi al sole dei deserti, vanificati dal vento o gonfi anemoni sui fondali abbandonati alle correnti, calcificati alle frontiere di cemento e acciaio e immobili in posa minerale ed eterna e su queste tombe mobili e scoperte altri morti, in vita, si tengono per mano e ballano e ripenso a Cartesio e alla notte di Ulma e mi aggrappo a un pensiero e mi serve alto perché sotto (e intorno) si srotola l’abisso.
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