Se si guardasse velocemente alla vita di Stella Gibbons, potremmo liquidare velocemente la faccenda facendo un paragone, perdente, con Dorothy Parker sulla cui vita disperata, strappata a morsi e il suo senso purissimo dello humour e della cattiveria ci si potrebbero scrivere pagine e pagine. Certamente hanno condiviso un’infanzia difficile, terribile quella di Stella con un padre maniacale, alcolizzato e soprattutto manesco – un buon medico, un pessimo padre, stando alle sue uniche parole sulla faccenda.

Ma mentre in qualche modo la disperazione traspare dalle opere di Dorothy, a dispetto dei toni e del testo, ed è quello che ce la fa sentire ‘prossima’, in quelle di Stella non trapela mai.

Forte, forse, di una spina dorsale britannica certificata, aveva un rapporto col dolore complicato: manifestarlo era comunque fuori discussione.

Let other pens dwell on guilt and misery’ * è, non a caso, l’epigrafe che sceglie per il suo romanzo di debutto (e suo capolavoro assoluto), La fattoria delle magre consolazioni.

Centrato sulla fenomenale figura di Flora Poste, una giovane orfana in cerca di futuro, è uno di quei romanzi in cui l’umorismo, il senso della parodia, sfiorano la perfezione tanto che in maniera inaspettata vince un premio prestigioso, il Prix Foemina (con grandissima scocciatura di Virginia mia, ehm, Virginia Woolf) e che tanto per cambiare, data la logica che solo gli uomini possano essere così letterariamente divertenti e corrosivi, fa pensare che Stella sia una frode e il libro lo abbia scritto Evelyn Waugh.

Scrisse tantissimo Stella: articoli, testi di critica, moltissima poesia romanzi più o meno fortunati tra cui Westwood e una serie chiamata Jane in space – ovvero una serie di romanzi di fantascienza scritti alla maniera della Austen, amatissima, ma nessuno più così fortunato come La fattoria. Se non l’avete mai letta, questo è il momento giusto.

*’che altre penne indugino sulla colpa e sulla sofferenza’. Epigrafe che riprende da Mansfield Park della Austen (Le traduzioni sono mie, siate pazienti)

Anche Stella, come Dorothy, è pubblicate ora da Astoria e tradotta da Marina Morpurgo.