L’uomo che mi abita non avvisa prima di arrivare
butta il peso oltre la soglia e riempie ogni spazio.
Non dà notizia delle uscite e ha ritorni incerti eppure
mantiene rigide abitudini – regola meticolosamente gli orologi
tenendo fisse le lancette su di sé.
Vive amori impiegatizi: da lunedì a venerdì – solo allora sento le molle
del suo cuore cigolare e l’aria muoversi più calda, da sotto a sopra greve di umori.
L’uomo che mi abita getta ombre anche al mezzogiorno quando le creature che lo opprimono si fanno più pressanti;
allora mi percorre da lato a lato, diagonale per diagonale cercando una ragione in questi muri.
Non bagna i fiori ma aspetta i frutti,
coscienzioso del merito di aver piantato il seme.

Edward Hopper, 7 a.m.
Lascia un commento