Qualcuno oggi ha scritto che Inge Feltrinelli era un seme.
Per me era anche radici.
Radici profonde nella consapevolezza di aver scelto il lavoro giusto e nel posto giusto.
Radici forti nel credere che tutto questo amore per i libri avesse un senso oggettivo, pratico, umano.
Il mio lavoro e i miei libri – comprati, presi in prestito, letti, chiacchierati e anche tirati, talvolta – sono, se guardo dentro di me e intorno, metà della mia vita. E qualcosa in più.
Per questo oggi mi sento così: a metà divelta, sradicata.
Buon viaggio, Signora.