Due giovani giornaliste si mettono in viaggio con il coraggio e l’autenticità di chi davvero vuole capire il mondo, guardandolo da vicino e in faccia e non da una comoda seggiola girevole da ufficio.
Jessica Bruder sceglie il suo paese, l’America contraddittoria delle opportunità e delle grandi riuscite o della povertà disperata dei margini. Segue per anni un gruppo di persone (non più giovani o escluse dal mercato del lavoro) che ha dovuto rinunciare alla ‘fissa dimora’ e alle cure e ha ‘scelto’ la via alternativa della vita in movimento su camper e furgoni alla ricerca, attraverso tutto il territorio nazionale, di piccoli lavori che possa almeno permettergli di vivere.
Erika Fatland, invece parte dalla Norvegia per un viaggio fatto di zaini, treni, mezzi di fortuna diversi e bizzarri e torna, trent’anni dopo la dissoluzione dell’Impero sovietico in quei paesi minuscoli e oscuri che sono però, per ragioni economiche, cruciali per i destini di tutti noi. In un giro che attraversa tutti gli ‘stan’ (dalla terra dei tagiki a quella degli
uzbeki) ripercorre vecchie e nuove Vie della Seta.
Due grandi imperi al tramonto, due reportage di grande valore e impegno, due donne che riprendono la tradizione letteraria e avida di conoscenza di Annemarie Schwarzenbach, di Rebecca West, di Alexandra David-Neel.
Jessica Bruder, Nomadland, Clichy 2020, traduzione di Giada Diano – dal reportage è stato tratto l’omonimo film di Chloé Zhao, interpretato da Frances McDormand, vincitore di tre Premi Oscar (miglior film, miglior regia e migliore attrice), del Leone d’Oro, del Golden Globe, del Toronto Film Festival e del Bafta.
Erika Fatland, Sovietistan, Marsilio 2016, traduzione di Eva Kampmann

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