Non ho viaggiato tanto. Non l’ho fatto per motivi diversi ma se devo essere onesta, guardando indietro, mi sono offerta solo delle scuse per non partire. Per restare ferma e attaccata alle mie quattro mura, allo stesso letto, alle lenzuola. Alla polvere legnosa dei miei scaffali pieni di viaggi di altri. Di posti, altri. E no. Non ho viaggiato tanto. Però, ho seguito la linea della spalla dell’uomo che mi dormiva accanto, come un sentiero siderale verso il giorno. Ho sfiorato la guancia stanca di mia madre che mi mostrava il tramonto e la fronte fredda e spenta di mio padre, con le labbra, e ho accarezzato pance e schiene e palpebre assonnate. Ho tenuto in mano i piedi minuscoli e tiepidi, come pulcini, dei bambini. Ho costruito una geografia del corpo solo mia. Per muovermi e, ad ogni costo, restare.
28 Ottobre 2020 il 14:33
Meraviglioso…
5 Maggio 2021 il 8:16
Grazie Anto, scusami il ritardo…