“Lei scrive? No, non faccio niente. La mia vita è tutto un affare indiretto”
Bella in modo austero, ricca, colta, Elizabeth avrebbe potuto conoscere tutta la serenità possibile.
E invece, dietro i chintz colorati, le passeggiate a cavallo, le nannies, le buone scuole, c’è una famiglia anaffettiva e crudele tanto da far decidere a Elizabeth di sposarsi immediatamente, subito dopo il coming out in società, con il figlio di Robert Scott, il grande esploratore polare. Sarà un matrimonio triste, soffocante e il primo di una serie di relazioni che in qualche modo si ripeteranno sempre nello stesso modo, con una Elizabeth sottomessa, usata e abusata, sminuita e piegata interamente ai bisogni dell’uomo del momento (uno su tutti Kingsley Amis).
All’inizio sono amori folgoranti eppure lei ha il dono terribile di scegliersi sempre uomini ingombranti e privi di qualunque tenerezza, in una coazione a ripetere che la intrappolerà tutta la vita.
Il terrore della solitudine e il bisogno fortissimo di essere la compagna di qualcuno, purché sia, le procureranno enormi dispiaceri che uniti alla malattia cronica faranno della sua vita un’icona triste (e timidissima) del dolore.
C’è uno scarto immenso tra le storie che ci racconta e la sua vita (affida le parti ‘deboli’ in genere a personaggi minori o collaterali), tra le donne che ci descrive e la donna che era, in un tentativo fortissimo di auto-esplicazione di come avrebbero dovuto andare le cose. Zittisce il fragore disturbante della sua esistenza con una scrittura misuratissima, cadenzata, estremamente affascinante, dispiegando saghe (I Cazalet), tessendo intrecci di interni, con la capacità di una ricamatrice che entra con un ago sottile in tutte le minuscole pieghe dei tipi psicologici e sociologici che ci presenta (All’ombra di Julius, Il lungo sguardo, Cambio di rotta e gli altri, tutti pubblicati da Fazi editore).
A questo tè, sarebbe stata silenziosa, sorridendo di sorrisi piccoli, pensando a quando avrebbe potuto rifugiarsi di nuovo nel suo letto, tra i suoi libri, con le sue sigarette solitarie. Per questo, forse, tra le scrittrici di questo tè, è quella che amo di più.

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