Il cielo è questo, oggi.
Sotto, una tensione cattiva che il cortile riverbera. I bambini gridano incapricciati, stanchi.
Gli adulti urlano, non comprendo le parole.
Di sopra qualcuno rovescia dei mobili, sbatte le porte, si precipita con passi violenti, pesanti, percussivi.
La ringhiera vibra.

Ci stiamo dividendo la rabbia nei giorni della settimana. Il lunedì a casa mia. Stesse urla che qualcuno non comprende, stessi passi, ancora la ringhiera.
Martedì gli inquilini di sotto.
Oggi quelli di sopra.
Sarà il caldo, saranno le finestre aperte che non nascondono più niente.
Sarà che siamo tutti stanchi della stanchezza di chi perde i treni, gli autobus, le corse risolutive della vita.
Sarà che a un dato momento i silenzi invernali devono trovare sfogo.
In un temporale o in un abbraccio carico di scuse e dispiacere.
Poi l’aria ridiventa pulita. Sempre, o quasi sempre.

E intanto le gatte si svegliano, si stirano e mi guardano. Sembrano domandare ma no, è chiaro che no. E ad ogni modo, per tutta questa rabbia, qui nel margine dove sto e fuori c’è una risposta – sì, forse sì – ma è priva di ragione.