19 febbraio 1900

Mio Mordechai,
ieri sera, con Julia, siamo state all’Opera, racimolando il possibile per vedere la Patti cantare nel Barbiere.
Là c’erano già alcuni conoscenti di Julia che conoscevo di vista.
Uno di questi era Leon Shkolnick, gli Shkolnick delle falegnamerie, sono certa che li ricordi, e dunque questo Leon mi s’è seduto a fianco, mi pareva ci tenesse a conoscermi, perciò l’ho lasciato parlare, distratta dall’attesa del sipario e della musica.
Riesco finalmente ad ottenere un po’ di silenzio allo spegnersi delle luci, quando di nuovo e subito mi si avvicina all’orecchio, la bocca rugosa e piccola, per sussurrarmi una frase inattesa e sgradevole su una donna che conosco poco e per quel poco è sempre stata gentile e corretta.
Une vraie diablesse, sapesse Anna. Una donna terribile, une folle’.
Se non fossimo stati a teatro, se non avessi colto dell’ironia nel fatto che in quel momento Don Basilio stava istruendo Don Bartolo sulla calunnia – e sai quanto l’ironia delle cose del mondo mi ammorbidisca – lo avrei spinto via con una certa veemenza.
Trovo molesta la maldicenza, molesta, perlomeno.
Molesta e amorale, oso dire, se serve a mettere in cattiva luce chi non ci piace più, chi riteniamo ci abbia ferito, chi vogliamo in qualche modo escludere o punire perché il ‘mal’ di quella maldicenza, se siamo onesti verso noi stessi, spesso risiede dentro di noi.
E, non ho orecchie adatte a questo ascolto, non le voglio avere, perché, al fondo e in mezzo a quelle, voglio pensare che ci sia il pieno della mia mente e non un vaso vuoto.
Se servirà, saprò giudicare da me.

Del resto però so, sappiamo entrambi, quanto una bugia ripetuta si propaghi facilmente e se la ripetono in molti sembrerà una verità e quali danni terribili tutto questo possa causare.
Un pettegolezzo è minuscolo seme di Male ma si ingrossa facilmente in pregiudizio e il pregiudizio è sempre portatore di sventure maggiori.
E restando alle maschere e al teatro, per un pettegolezzo, Desdemona muore.

Manchi, Mordechai. Mi manca il tuo benedire e la tua luce.
Tua, Anna

‘Sottovoce, sibilando,
Va scorrendo, va ronzando;
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar’

Man Ray