11 dicembre 1900

Amato Mordechai,
piove ininterrottamente da giorni della pioggia mescolata alla sabbia e al sale che abbiamo solo noi, solo qui.
E qui, l’acqua non lava e non riordina, al contrario, raduna la polvere delle strade e sui vetri in concrezioni stravaganti, corrosive. In questo umore, non si scontornano solo le forme dei palazzi, degli alberi e dei passanti ma perdono esattezza anche le voci.
E i pensieri.
Le affermazioni diventano domande, la chiarezza si diluisce in una nebbia di riflessioni astigmatiche e delle loro eco, come se rimbalzassero di goccia in goccia, da ombrello a ombrello.
C’è un silenzio di pietra, nel soggiorno.
Ed è a lui che chiedo chi sono.
Se tenere o lasciare andare.
Se tenersi o lasciarsi andare.
Ma le pietre non hanno risposte, né la pioggia e forse non è l’inverno il tempo in cui chiedere.
Le domande necessitano di sole.

tua,
Anna.

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