Prendi una bambina esuberante, intelligente e di grande talento. Impiega tutto il denaro che hai per fornirle degli insegnanti privati che sostengano il suo sogno di diventare una grande pianista.
Impegna i gioielli di famiglia per permetterle di iscriversi alla Julliard Academy di New York e falla partire col fagottino di denaro. Ignora il fatto che appena arrivata nella metropoli sfolgorante perde il fagottino in metropolitana. E ignora soprattutto il fatto che comunque, l’esuberante e intelligente bambina ha intanto cambiato idea e vuole scrivere.
Mescola il tutto con frequentazioni intellettuali di altissimo livello (il club Parnassus, Auden, Capote) et voilà!
A ventitré anni, Carson Smith McCullers, illumina il cielo gremito di stelle della letteratura americana con un romanzo eccezionale, Il cuore è un cacciatore solitario.
Sposata giovanissima con Reeves McCullers, vivranno una storia d’amore lunghissima e tormentata, prendendosi e lasciandosi innumerevoli volte, incapaci in qualche modo di fare senza l’uno dell’altro: incapacità che li porterà a progettare insieme il suicidio – che porterà a termine lui, da solo.
Il dolore nella vita di Carson è certamente riconducibile alle malattie lunghe, dolorose che la affliggono sin da giovanissima. In mezzo, scriverà altri romanzi (Riflessi in un occhio d’oro, su tutti) e racconti, che nonostante il loro valore non arriveranno mai ad eguagliare il successo del primo.
Resa invalida da un ictus, morirà a soli cinquant’anni, pressoché dimenticata.
Ma noi, qui al tè, ce la ricordiamo bene.