Louis le Brocquy, Girl in grey

Sono le undici e trenta.
Fuori, stracqua a secchi incattiviti.
In libreria pochi clienti arruffati un po’ dal sonno e un poco anche da questa pioggia stizzosa.
Sistemo un po’, riguardo qualche ordine, faccio due parole su Asimov, Mieville, Simmons – la fantascienza dei miei giorni da letto, tuttizitti, copertina.
Arriva lui, bagnato, trafelato, non più giovane.
Gentile, tutto sommato.
Mi chiede di poter avere un bigliettino che certifichi che i libri che ha con sé li ha presi al mercato del libro usato. Che sono suoi, insomma.
‘Sa, è una malattia’
E lo so, gli dico. Anzi, se vuole le posso consigliare un paio di librerie* molto interessanti, se cerca dei fuori catalogo.
‘Ah! Ma perché? Lei legge?’

Ora.
Io non so se ho sbagliato io o se qualcuno lo ha fatto al posto mio.
Ma il pregiudizio ormai scorre potente.

Mi vien da pensare che, forse, sarebbe stato meglio starsene a casa.
A guardare la ziqqurat di libri che non leggo sgretolarsi.