Colin Wilson ha poco più di vent’anni quando elabora e dà in pasto al mondo le sue riflessioni sull’uomo e sull’arte, sulla figura dell’Outsider, il fuori luogo, il fuori casta che si rivolta al mondo (in un silenzioso e inconsapevole dialogo, anche qui, con Camus).

Sono gli anni ‘50, anzi, gli anni ‘50 nella Londra degli ‘absolute beginners’ usciti vittoriosi e euforici dalla guerra: la città dove ora tutto sembra possibile, nel bene e nel male.
Wilson sceglie di raccontarci il male, anzi il male assoluto e affascinante, in un romanzo noir denso di portati filosofici, nel quale Gerard Sorme, il giovane protagonista, dovrà confrontarsi con figure ambigue e fascinose: il misterioso e inafferrabile Nunne*, l’algida Gertrude Quincey, padre Carruthers, un anziano sacerdote cattolico.

Tutti sono altrettante risposte alla ricerca morale di Gerard, in un gioco di specchi e labirinti apparentemente insolubile, incluso il personaggio di Oliver Glasp, giovane pittore disperato, preda della fame e della sua incapacità di compromettersi col mondo, l’innocente totale che riecheggia nelle vite dei giovanissimi artisti ai loro esordi in quella stessa Londra e sulle quali Costantino D’Orazio apre dei piccoli squarci luminosi.
Francis Bacon, Lucien Freud, Paula Rego, Leon Kossoff, Michael Andrews e Paul Auerbach, i ragazzi fuori casta di quella che sarà poi conosciuta in arte come Scuola di Londra, sono i compagni di strada di Wilson, tutti in qualche modo tesi a scavare dentro l’umano, ossessivamente e spesso senza ottenere alcuna risposta.

(*Nunne nella pronuncia ha suono simile a ‘none’, nessuno)

Colin Wilson, Riti notturni, Carbonio editore, 2020, traduzione di Nicola Manuppelli
Costantino D’Orazio, Il lato oscuro di Londra, Skira, 2019